In merito alla tristemente nota vicenda di Sairano L’Ordine dei Medici Veterinari della Provincia di Pavia, dopo accurata riflessione e raccolta di informazioni, si pone alcuni quesiti esclusivamente etici e relativi al benessere animale.
- Qual' è lo scopo di tenere in vita un maiale clinicamente malato, che si sa morirà a distanza di poche ore e quasi certamente non serenamente, ma anzi solitamente in modo estremamente doloroso (soffocato da emorragia polmonari, con convulsioni o insufficienza renale acuta, o con dolori atroci per il massivo ingrandimento della milza che li porta a mordere sassi per cercare di lenirlo)?
- Questo si evince, chiaramente e senza dubbi, dai comunicati del responsabile del Santuario comparsi sui Social: “nel momento in cui NOI percepiamo che quell’animale che presenta quei sintomi di peste suina arriva a soffrire “è stata volontà di chi lo ha gestito .
- Come è pensabile che in situazione agonica ATS possa effettuare un’eutanasia in seguito ad una richiesta urgente, quando è tenuta a seguire i protocolli legali finalizzati a contrastare la diffusione dei contagi?
- Perché è stata ostacolata l’eutanasia dei malati almeno al primo comparire dei sintomi in ogni soggetto, sapendo che dal quel momento in poi ci sarebbe stata solo sofferenza e amplificazione del contagio a quelli vicini?
- Perché non è dato a sapere se esisteva un Medico Veterinario responsabile della gestione sanitaria di tutti gli animali, del loro benessere, incluso il diritto ad una morte non dolorosa e in che modo, e su quali basi scientifiche e professionali, qualora esistesse, ha gestito questa tremenda situazione?
- Chi sa cos’è e come si trasmette la Peste Suina Africana non può dire fosse un posto isolato non pericoloso. Altrimenti non ci sarebbe arrivata. Come ci è arrivata (trasportata) tranquillamente, ci è già uscita, e non si può neppure escludere che viaggi verso Santuari accreditati con vestiti, auto, scarpe di chi era lì, anche a protestare, causando come succede anche negli allevamenti morte in animali innocenti, che non devono soffrire più di quanto gli sia imposto dalle nostre abitudini alimentari, e non sono certo vite di serie B, così come i suini selvatici.
- Chi sa cos’è e come si trasmette la Peste Suina Africana difficilmente può credere che i soggetti sopravvissuti fossero (a fronte di morie quotidiane avvenute fino al giorno precedente) non infetti, completamente sani e in una situazione di benessere per lo meno accettabile.
- In tutta questa vicenda l’Ordine non riesce a trovare un innocente se non i maiali, vittime dell’uomo, come sempre.
- Doppiamente colpevoli quelli che dichiarano di amarli e volerli proteggere, e sono quelli che scandalizzano di più, anche per la diffusione di notizie anti-scientifiche e per l’incitamento all’odio verso la nostra categoria.
- I colleghi dell’ATS che hanno praticato l’eutanasia ai 9 rimasti (certamente infetti, probabilmente già allora non in buono stato di salute, e destinati tutti a morte certa come i 30 morti nei giorni precedenti) con un protocollo anestesiologico stilato dagli anestesisti dell’Università di Lodi/Milano, sono stati additati al pubblico ludibrio per avere fatto quello che gli è stato imposto di fare, facendolo inoltre in modo etico, con sedazione profonda prima della somministrazione del farmaco cardioplegico, esattamente come avviene per gli animali d’affezione affetti da patologie terminali e dolorose. Non crediamo che nessuno di loro si sia divertito a trovarsi in quella situazione, garantendo ai 9 dei 38 suini rimasti malati ma ancora in vita (unici a non dovere vivere fino all’ultimo l’agonia tra i tanti uccisi direttamente dalla malattia) una morte dignitosa.
Questi Colleghi hanno ricevuto inammissibili e inaccettabili minacce e sono stati vittime di violenze verbali, quest’ultime comunque esecrabili e mai giustificabili, da chiunque provengano. Anche il nostro Ordine, uno dei suoi componenti in particolare, per quanto non competenti nello specifico episodio ne sono stati vittime.
Per questo motivo il nostro Ordine e i componenti del CD si rifiuteranno di rapportarsi con chiunque li approcci uscendo dai canoni di un rispettoso, civile e utile confronto, e prenderà i provvedimenti che riterrà necessari nei loro confronti.
- Non abbiamo scritto nulla su questa vicenda che ci riempie di dolore e stupore, perché ci si sforza di trovare negli altri il colpevole, quando per trovarne uno per molti di quelli che strepitano indignati basterebbe guardarsi allo specchio.
- Certamente vigileremo sul comportamento dei nostri Iscritti, che nell’esprimere la propria opinione legittima (sui social o in altro modo) non possono comunque infrangere il codice deontologico per quanto concerne i rapporti tra colleghi, diffondendo informazioni prive di fondamento non verificabili o scientificamente inattendibili, o addirittura incitando all’odio.
- Non mancheremo inoltre di segnalare agli Ordini competenti un comportamento simile eventualmente tenuto da altri Colleghi, e alle Autorità Giudiziarie se tenuto da qualsiasi cittadino.
- Non da ultimo, il Nostro Ordine auspica che venga colmato un vuoto legislativo inerente tutte le altre specie animali non NDPA che non siano PET ed Equidi in modo che la gestione sanitaria ed il benessere che ne deriva siano affidati alla competenza di un Medico veterinario Libero professionista responsabile, (come già accade nei canili/rifugi) in grado di valutare correttamente e di interfacciarsi con i colleghi della Sanità Pubblica, e non lasciate all’emotività di persone che pur in buona fede, per le scarse o nulle competenze, non sono in grado di vedere il confine tra giusto e sbagliato e tra amore e crudeltà.
- Per quanto non di competenza Medico veterinaria, esprimiamo infine il nostro rammarico per gli scontri fisici avvenuti. A noi sta a cuore il benessere non solo degli animali – di qualsiasi tipo essi siano – ma anche delle persone che li amano, e ci battiamo fermamente per questo, sempre nel rispetto delle disposizioni vigenti e delle esigenze dettate dalla tutela del benessere animale e umano.
Il Consiglio Direttivo dell’Ordine dei Medici Veterinari della Provincia di Pavia
Queste osservazioni sono state redatte e unanimemente condivise da tutti i membri del Consiglio che include Medici Veterinari con competenze ed esperienze specifiche nella materia, rappresentanti sia della Medicina Libero Professionale sia di quella di Sanità Pubblica, e alcuni dei quali, da tempo, hanno deciso di eliminare completamente dalla propria vita tutti gli alimenti di origine animale o i loro derivati.